Siccome il calcio non è una cosa seria – sebbene sia la quinta o la quarta risorsa economica di questo scalcagnato Paese – la vicenda di Nicolas Burdisso va presa a ridere, cercando di focalizzare quanto siano ridicoli i personaggi coinvolti.
Il primo è il manager Hidalgo che da un mese giura amore alla Roma e ieri ha avallato la cessione alla Juve. Va bene, è un gioco delle parti.
Ridicoli sono Inter e Juve, nella persona dei rispettivi presidenti: da mesi si insultano di giorno attraverso i giornali, i primi danno ai secondi dei disonesti; i secondi insultano i primi accusandoli di non saper vincere come in passato non sapevano perdere. Poi la notte si accordano per la cessione/acquisto di un calciatore, anche a una cifra importante aggiungo io.
Ha fatto bene Ranieri a ricordare i ladri di Pisa che, appunto, litigavano di giorno e si accordavano di notte. Anche perchè “ladri” è il sostantivo che meglio si accorda alle squadre in questione.
Ridicola è la Roma, fondamentalmente nelle persone di Daniele Pradè e Rosella Sensi. I soliti sospetti insomma. Prima, si sono assicurati le prestazioni professionali di Guillermo Burdisso, sconosciuto difensore argentino, noto solo per essere il fratello di Nicolas (se ne è accorto anche il Corriere dello sport, che tre settimane fa lo esaltava, e oggi, nell’articolo a firma Maida e Splendore, lo aggettiva, appunto, “sconosciuto”) solo per ingraziarsi l’equivoco Hidalgo. Poi, non capendo assolutamente cosa gli stesse accadendo hanno ceduto l’unica alternativa a Mexes e Juan per un piatto di lenticche (Andreolli al Chievo), per poi correre stanotte a pareggiare l’offerta juventina.
Ancora non si è capito se faranno in tempo ad evitare l’inevitabile: l’ennesima dimostrazione di una deficienza intrinseca se non, peggio, una incapacità congenita.