Le cose che ho visto

Domenica sera ho visto cose che voi umani… Parafrasando il monologo finale di Roy Batty/Rutger Hauer in Blade Runner, se ne potrebbero scrivere di cose sul posticipo della 9° giornata tra Roma e Udinese. Ho visto (anche se forse sarebbe più corretto scrivere sentito) lo stadio Olimpico sospirare di stupore appena Dodò ha toccato il primo pallone. Il ragazzino ha giocato bene 20 minuti ed è sparito del campo, ingoiato dagli 11 mesi di inattività.

Ma più di tutto ho visto la Roma dominare l’Udinese in lungo e in largo nella prima mezz’ora, segnare due gol, dare spettacolo e far vedere ampi sprazzi del calcio di Zeman, per poi tirare i remi in barca pensando di aver chiuso la partita. Diciamo la verità: a nessuno andava di faticare ulteriormente. C’era chi doveva andà in discoteca a trovare la sua bella, chi c’ha ‘na certa e ha pensato di tirare il fiato, chi si sarà detto “Vabbè, me so fatto er mazzo, ora me rilasso”. Invece no, in serie A non puoi smettere di giocare, a meno che al 70mo non stai 4-0. Castan non può tirare la linea dei difensori 20 metri dietro, riportandomi alla memoria i tempi del compianto Scirea; i terzini non possono smettere di spingere perché non ne hanno più; i centrocampisti non possono iniziare a pensare “il più è fatto”. Qui tocchiamo il tasto più penoso perchè l’impressione generale è che in un modo o nell’altro, tutto gira (o non gira) a centrocampo. Un vecchio adagio del calcio ricorda che una squadra gioca come gioca il suo centrocampo. Ecco la situazione: Tachtsidis non riesce a prendere in mano la squadra, non voglio qui dire – anche se lo penso – che il motivo è perché è una pippa (vorrei ricordare che il Verona che gli agiografici di regime dipingevano come frutto della perizia registica del greco, gioca molto bene anche quest’anno, senza Panagiotis) ma evidenziare come, il lavoro che solitamente fa un regista zemaniano, qui è portato molto bene a compimento da Francesco Totti e Daniele De Rossi: se il capitano apre i corridoi per gli inserimenti, Daniele svolge il piccolo cabotaggio. Risultato: a Tachtsidis non resta che fare “l’incontrista” ma non ne ha il passo e il tackle. De Rossi, tra l’altro, abdica al compito dell’intermedio zemaniano, quello di inserirsi, finendo spesso a giocare accanto a Tachtsidis invece di dare nuovi angoli alla manovra della squadra. Pjanic sta cercando di interpretare il ruolo al meglio, ancora non ci riesce. Ma non capisco perchè, se Zeman crede in Tachtsidis, non possa fare altrettanto per il bosniaco, uno che ha già svariate esperienze in Champions e con la maglia della sua nazionale.

Dell’attacco forse è meglio non parlare, perché sembra l’unico reparto che in modo o nell’altro fa il suo lavoro (ricordiamo che a Genova hanno segnato tutti gli attaccanti e pure contro l’Udinese Lamela ha doppiettato mentre Osvaldo se ne è mangiati almeno 3). Qui, ci tengo solo a ricordare una cosa: ci si accorge ora che Destro e Osvaldo non possono giocare insieme, malgrado in passato si sia detto il contrario (ma è giusto: si può e si deve cambiare idea); si è anche detto che Pjanic e Totti non possono giocare insieme – salvo poi farli giocare e dalla stessa parte proprio contro l’Udinese. Ma non capirò mai perché, se in squadra si hanno Osvaldo, Totti, Borini, Nico Lopez, perchè si prende Destro invece di andare a prendere Verratti che avrebbe chiuso l’unica falla che aveva la squadra, un regista “zemaniano”. Coi soldi spesi per Destro si prendeva Verratti.

Per quanto ne posso capire, voglio continuare a pensare che Zemantology sia più uno spartito da interpretare che un diktat. Mozart è Mozart ma cambia se lo interpreta Von Karajan o Toscanini. Credo che Pjanic, De Rossi e Destro, possano dare la loro “interpretazione” arricchendo lo spartito. Ma bisogna lasciarglielo fare.

Ultima nota: Zeman è tutta nella scelta di far giocare Dodò, uno fuori da 11 mesi, che ha giocato alla grande 20 minuti e ha lasciato la squadra in 10 i restanti 40. Quando è entrato Marquinho la Roma ha ripreso a macinare. Ma non era meglio – neanche “opportuno” termine che potrebbe essere inviso agli adepti di Zemantology – fare il contrario? Marquinho 65/70 minuti e lasciare a Dodò l’assalto finale?

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