Derby dominato, con Marchetti migliore in campo e decisivo almeno in tre interventi, con Lamela che si è divorato il gol della vittoria (prima o poi dovremmo parlare della mancanza di cattiveria al tiro del Coco) e Stek che ha fatto da spettatore per quasi tutta la partita (tranne su tiro di Lulic ha guardato, come in occasione del rigore sbagliato).
Malgrado ciò la Roma messa in campo da Fra Aurelio era tutta sbagliata.
LA TATTICA – Contro una squadra di piedi buoni, il tecnico giallorosso ha pensato di metterla sul muscolare, imbottendola di gente che si sarebbe dovuta votare al recupero palla. Ma non siamo mai andati alti a pressare, mai cattivi, col risultato che il trio Bradley-DDR-Florenzi ha corso spesso a vuoto, spompandosi e in chiara difficoltà in fase di impostazione quando servono piedi buoni, idee chiare e capacità di giocare con personalità una palla in verticale. Qui segnalo la posizione sbagliata di Pjanic, messo alto lì dove c’era parecchio traffico e, oltre a Ledesma e Onazi, si pestava e piedi con Totti che calamitava tutti i palloni sulla trequarti avversaria.
LA CONDIZIONE – Alcuni erano palesemente indietro nella condizione, come Torosidis a cui sono bastati due mesi a Trigoria per perdere la brillantezza che aveva portato a Roma dalla Grecia. Marquinho, invece, ha dimostrato diverse cose: che probabilmente è un buon esterno ma di certo non è un esterno basso perché la fase difensiva non ce l’ha proprio, perché è uno che gioca troppo per se stesso cercando l’affondo personale ma rimbalzando su Gonzalez e Candreva.
L’ATTACCO – Non capisco neanche questo Lamela gitano che una partita la fa da esterno di centrocampo e un’altra da centravanti. Come non capisco le sostituzioni, con l’uccello canterino dell’Albero Azzurro con 13 partite nelle gambe in un anno e mezzo schiaffato in campo per decidere un derby cambiato tatticamente dall’espulsione di Biava. Senza contare che, con una coppia centrale agrestes composta da Ciani e Cana, viene inserito Destro, che non gioca da due mesi e che è molto statico, ignorando Nico Lopez che poteva fare della velocità un’arma letale.