Nervosismo, espulsioni, giocatori appena scesi dall’aereo o dal treno. Roma-Porto, cosa non ha funzionato?
Il problema di De Rossi non è giocare centrale difensivo, ma la testa: DDR fa un’entrataccia a 70 metri dalla sua porta perché Maxi Pereira è un rompiscatole e già all’andata e anche ieri sera si erano percepiti gesti o sguardi non simpatici. Non ho prove ma mi gioco una palla che è così.
Il problema non è il doppio regista, ma Szczesny che sostanzialmente è tornato 10 giorni fa dopo un tira e molla di un mese.
Il problema è Peres arrivato da una settimana o poco più ed è stato al netto degli espulsi il peggiore in campo, come Vermaelen mandato allo sbando nella gara di andata, partita che non ha terminato.
Poi Paredes di cui si è parlato solo in termini di cessioni, Strootman che, benché nel disastro sia stato tra i migliori, è alla terza partita da titolare dopo due anni.
Senza contare che Peres all’esordio europeo (o giù di lì), Juan Jesus all’esordio europeo (o giù di lì), Emerson Palmieri all’esordio europeo (o giù di lì), Paredes all’esordio europeo, Strootman era praticamente all’esordio in Champions (anche se è un calciatore di enorme esperienza), Perotti non arriva neanche a 10 presenze nelle competizioni internazionali anche se alzò il trofeo nel 2014. E di fronte non avevamo Barcellona o City, anche il Porto è una squadra con calciatori che contano poche partite in Europa, ad eccezione di alcuni tipo Casillas o lo stesso Pereira.
Poi i nervi, nervi a fior di pelle, una fragilità psicologica che richiede davvero uno bravo.
Dal 2011 la roma ha giocato 22 partite in Europa e ne ha vinte 3. In Champions non ci possiamo state. Ma in Europa League sì e vi voglio col coltello frani denti in ogni partita.
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